Sacerdote di Cristo

«Sacerdote di Cristo, in un giorno lontano con entusiasmo rinunziasti al mondo per seguire la tua vocazione. La patria, la casa, i parenti, non riuscirono a fermarti; gli onori, le agiatezze, un miglior avvenire non t'arrestarono. Tu volesti essere solo un Sacerdote, innamorato di Cristo e delle anime. Volesti divenire il padre di tutti, circondarti di dolori e lacrime per farti consolare; circondarti di peccatori per farti salvatore; circondarti di poveri per farti loro sostegno; tu volesti tutto questo e sino alla morte. La morte tu la pensasti come l'immediato coronamento di tutta una vita laboriosa; dal lavoro alla morte. Ma non pensasti che tra l'ultima ora di attività fisica e la morte poteva intercorrere un periodo di anni senza attività per la sopraggiunta vecchiaia. Tu non pensasti che sarebbe forse giunta l'ora in cui avresti potuto esclamare: omnes amici niei dereliquerunt me e saresti stato assolutamente solo. Tu non pensasti che la tua generosa carità avrebbe potuto avviarti ad una estrema povertà, beata, onorata povertà, ma pur dura e preoccupante indigenza, se specialmente unita alla vecchiaia, alla malattia, alla solitudine. In una parola, nel giorno della tua ordinazione, pensasti a darti tutto agli uomini, innegando te stesso e le cose tue. Sei ammirabile, o sacerdote di Cristo, e gli uomini non dovrebbero finir mai di lodarti e benedirti.

Tu sei un altro Cristo, che trascorri la tua vita sanando, benedicendo tutti, o Padre di tutti. Io ti guardo o Sacerdote, in un secondo tempo della vita e ti contemplo "figlio di nessuno". Quam mutatus ab illo. Vecchio ed ammalato, forse sei di peso a coloro che nutristi coi tuoi scarsi risparmi. Impossibilitato a lavorare nel ministero, passi i tuoi giorni pregando e soffrendo la solitudine più assoluta che ha senso di freddezza, ha senso di abbandono.

E se hai un parente che gratitudine o bontà spinge ad assisterti, egli non è tutto per te ma ha il cuore diviso, sacrificando per te ritagli di tempo. Ora io t'amo ancora di più, o Sacerdote di Cristo, e mai come in questa mutata situazione sento che mi appartieni. 11 mio amore per te non è compassione ma fraterna comprensione, e per te non formulo parole di conforto ma offro la mia vita, il mio lavoro per darti una casa degna dite, un cuore che ti ami, un cibo che ti conforti e la pace di una vecchiaia coronata di dolci ricordi.

L'Opera dei poveri ha come sua prima iniziativa: Ospitare decorosamente Sacerdoti poveri, o vecchi o soli di Puglia.
Prima iniziativa, perché la prima attività dell'Opera deve essere svolta a favore del più grande benefattore dell'umanità, il Sacerdote.

Nell'Opera il Sacerdote non trova il convento per il quale ci vuole una vocazione. Egli trova la casa sua, ove conservando sempre quel sistema di vita a cui è abituato, si libera dalle ansie e dalle preoccupazioni della solitudine, dell'abbandono, della vecchiaia, della malattia e dell'indigenza. Nell'Opera questo vecchio e stanco operaio della vigna di Cristo pregusterà la dolcezza delle parole: euge, serve bone et fidelis, intra in gaudium Domini tui» (Amare 15, 9.7.1944).

don Ambrogio Grittani

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